Revisionare un romanzo #8 - Infodump e Informazioni



In questo ottavo appuntamento dedicato alla revisione vorrei affrontare il problema delle informazioni e spiegazioni da fornire al lettore nel corso della storia, del pericolo di esagerare nel darne troppe o troppo poche, ma soprattutto del rischio di farlo in modo sbagliato.

Probabilmente a questo proposito avrete sentito parlare di infodump, una parola che ha assunto una connotazione negativa, anche se in realtà fornire informazioni aggiuntive è una tecnica che, se usata in modo consapevole, può aiutare il lettore ad acquisire una maggiore comprensione della realtà che abbiamo creato, e come tale non va necessariamente demonizzata.

Pensate a certi tipi di romanzi, come il fantasy o la fantascienza, in cui lo scrittore dà vita a un mondo diverso dal nostro, con le sue particolarità e le sue regole: come potrebbe orientarsi un lettore se non venissero fornite delle informazioni adeguate? In realtà si deve dire lo stesso per qualsiasi tipo di storia, che sia ambientata ai giorni nostri o in un altro periodo. Infatti, ogni romanzo rappresenta un mondo a sé, piccolo o grande che sia, e come tale deve contenere le appropriate coordinate perché il lettore non si senta spaesato, ma al contrario abbia l'illusione di trovarsi dentro quella realtà fittizia e di essere coinvolto in ciò che vi accade.

Le informazioni possono riguardare tantissimi aspetti: i personaggi, il loro vissuto e la loro vita attuale, le relazioni, le situazioni in cui sono implicati, l'ambiente, il periodo storico, la società, ecc. Ci sono informazioni e spiegazioni che forniamo al lettore per la comprensione della storia, diciamo funzionali, e altre che servono più che altro da contorno e che quindi si potrebbero considerare inutili, da cui il termine dump (discarica). Anche queste ultime, però hanno una ragione di essere, perché contribuiscono a rendere la realtà creata più variopinta, danno colore e vivacità. Non si dice forse che sono i dettagli a rendere le bugie credibili? Di fatto la storia che stiamo raccontando è un'enorme bugia e come tale deve essere sostenuta da particolari apparentemente inutili!

Quindi l'infodump non è un nemico, il problema è il cattivo uso delle informazioni. Farlo in modo sbagliato, quello sì che è un problema.

Come inserire informazioni in modo corretto?

  • Il lettore non deve avere l'impressione di ricevere una lezione
    Abbiamo scritto un romanzo sui dinosauri, magari siamo grandi esperti sull'argomento o ci siamo documentati a fondo, e ci teniamo che il lettore conosca il più possibile sulla questione. Ed è giusto, perché una storia sui dinosauri sarebbe povera se non contenesse informazioni relative. Ma non possiamo trasformarci in narratori saputelli mescolando alla storia ciò che sappiamo, né tanto meno (orrore) mettere delle note a piè di pagina. Un modo giusto di trasmettere informazioni potrebbe essere quello usato da Michael Crichton in Jurassik Park di far parlare gli esperti stessi, quindi con i dialoghi. In questo caso però bisogna accertarsi che chi fornisce informazioni abbia realmente le conoscenze adeguate, usi il tono appropriato al personaggio e che l'interlocutore ponga le domande che farebbe un lettore; non può comportarsi come uno stupido solo per dare l'occasione all'autore di fornire spiegazioni.
    Un altro metodo potrebbe essere quello di mimetizzare le informazioni nelle descrizioni, ma anche qui il tono non deve essere pedante, pena la noia o il rifiuto di tutto il libro da parte di chi legge. 
  • Il lettore non deve perdere l'illusione del realismo
    Ciò accade nei dialoghi fasulli e ridicoli, infarciti di informazioni che nella vita reale nessuno si sognerebbe di tirare fuori. "Oh, marito caro, non riesco a credere che siano passati già 16 anni da quel giorno in cui ci incontrammo a Piazza San Marco a Venezia". Terribile. Eppure, è una tecnica stra-usata soprattutto sullo schermo, quando si riassume nei dialoghi tra i personaggi ciò che è avvenuto in precedenza o si vuole fornire allo spettatore notizie sulle relazioni, e così via. Così facendo si trasmette in chi assiste l'immediata sensazione di finzione, che è proprio quello che come autori dovremmo evitare. Purtroppo non tutti gli sceneggiatori hanno la capacità di creare dialoghi credibili e dare al contempo informazioni, ma come scrittori dovremmo sforzarci di farlo.
    I dialoghi in ogni caso restano un buon modo per trasmettere informazioni e spiegare fatti. L'importante è che il personaggio che riceve le informazioni ignori quello che gli viene comunicato e abbia interesse a conoscerlo. Per questo spesso viene usato l'espediente del nuovo arrivato in un ambiente: non sa nulla ed è curioso. Ma non deve fare domande stupide!
  • Non fornire informazioni tutte insieme all'inizio
    Inondare subito il lettore di informazioni sul passato dei personaggi o sulla loro vita attuale è fastidioso. Mi dà l'idea di una persona appena conosciuta che comincia a parlarci di sé aggiungendo mille dettagli sulla sua vita. Mi verrebbe da dirgli: "Ehi, un momento! Non ti conosco abbastanza perché me ne importi qualcosa di quello che mi stai dicendo". Evitiamo quindi di dire troppo nei primi capitoli, ma cerchiamo di considerare le informazioni come briciole da distribuire lungo la strada, come una traccia sottile che il lettore possa seguire senza sentirsi mai saturo. Se nella prima stesura abbiamo esagerato perché avevamo voglia di raccontare tutto quello che sapevamo, nella revisione dobbiamo riprendere i pezzi e ridistribuirli, spostarli più avanti, lasciando all'inizio solo il minimo indispensabile per capire chi è il personaggio, cosa vuole e perché non può ottenerlo subito.
  • Scegliere il momento giusto
    L'eccesso di informazioni non pertinenti alla situazione, fuori contesto, mi fa pensare ai logorroici, a quelli che quando ti raccontano qualcosa, nel contempo ti dicono molte altre cose che hanno poco a che fare con l'argomento principale. Se ci preme per esempio far sapere al lettore che un programmatore è stato un hacker in passato, non spiattelliamolo subito, ma aspettiamo che qualcosa evochi il passato, magari per associazione di idee o a causa di un incontro che scateni dei ricordi.
    Le spiegazioni fuori contesto, poi, sono molto sgradevoli. In questo caso si fa l'esempio dei cattivi che durante un combattimento si fermano a motivare le loro gesta, con dettagli sui loro diabolici piani. Non ha senso. I momenti più importanti, quelli drammatici e decisivi, sono davvero una pessima scelta per far sapere qualcosa al lettore. 
  • Non spezzare il ritmo della narrazione
    Abbiamo ambientato la storia in un ospedale, ed è più che lecito raccontare come si svolge la vita in quel piccolo mondo. Ma la narrazione deve essere fluida, accattivante. Non è possibile raccontare che un killer si è introdotto in un reparto e mettersi a divagare sugli orari delle infermiere, a meno che il dato non sia rilevante. Tutto quello che diciamo non deve sembrare una digressione. Non si deve avere la sensazione che qualcuno ti sta raccontando qualcosa che gli è accaduto infarcendolo di dettagli che non c'entrano nulla, facendoti perdere il filo. Conosco persone così e mi viene voglia di zittirle: "Per favore, concentrati!".
  • Coerenza con il punto di vista e il narratore
    Chi racconta la storia? Da quale punto di vista? Non dimenticatevi questi due fattori quando inserite informazioni e spiegazioni. Se guardate il mondo con gli occhi di un bambino, non mettetevi a descrivere l'architettura del palazzo in cui vive.
  • Non cadere nel ridicolo
    Sullo schermo si vedono a volte cose assurde. Due personaggi trovano un oggetto misterioso, la telecamera punta su di esso e si vede che è un libro. Uno dei personaggi dice: "È un libro". Ma davvero? Non ce ne eravamo resi conto. Insomma, le ovvietà dovremmo risparmiarle allo spettatore e al lettore. In un romanzo magari potrebbe essere necessario sottolineare qualcosa, ma sempre evitando di far passare per idioti i lettori.
    Di questa categoria fanno parte anche certe ripetizioni o spiegazioni banali, che inseriamo pensando che chi legge sia troppo smemorato o stupido per ricordarsene o per capire da solo la trama. Meglio evitare anche di "tirare le conclusioni" al posto suo troppo spesso, nel timore che non ci arrivi da solo.
  • Aggiungere informazioni pertinenti per arricchire
    D'altra parte anche non fornire abbastanza informazioni è sbagliato. Non si ha l'impressione della verosimiglianza, non si fornisce un adeguato scenario per gli eventi. Se siamo parchi di informazioni potrebbe accadere che il lettore si senta poco preso e anche confuso, che la storia risulti incomprensibile e poco curata. Come quelle persone che vi raccontano un episodio in due parole e ti lasciano indifferente o con molte domande in testa.
    Per dare la famosa impressione di "bugia perfetta" occorre documentarsi spesso. Qui ovviamente non mi riferisco al lavoro di ricerca da fare prima di iniziare a scrivere e durante, ma alla fine, per una maggiore completezza, precisione e per aggiungere quei dettagli che aiutano il lettore a calarsi nella vicenda. Se a un certo punto il protagonista si trova in banca per chiedere un prestito, potrebbe essere utile informarci su come si svolge questa pratica e aggiungere qualche particolare. Piccole cose senza divagare, che però hanno un effetto potente.

Durante la prima stesura tutto questo non ci deve preoccupare, perché dobbiamo sentirci liberi di creare. In fase di revisione, però, è importante valutare se le informazioni che abbiamo aggiunto si integrano bene con il contesto o è meglio tagliarle. E se ci sono punti che risulterebbero più completi, arricchiti e interessanti con l'aggiunta di dettagli.

In conclusione, se mi racconti troppo, mi annoio; se mi racconti troppo poco, mi lasci indifferente. L'impressione giusta probabilmente è quella che si può paragonare a quando una persona vi fa sedere nel suo salotto, vi offre da bere e comincia a raccontarvi con tutta calma la sua vita, in modo così affascinante che non vi accorgete di quando approfondisce qualche aspetto o fa qualche innocua digressione. Restate incantati ad ascoltare e vi dimenticate di tutto. In definitiva, regole a parte, leggere deve essere sempre un piacere. Questa forse è la regola migliore da seguire.

Una categoria particolare di informazioni e spiegazioni è quella delle rivelazioni, di cui mi propongo di parlare in un successivo post, probabilmente a settembre.

E ora raccontatemi voi cosa ne pensate degli infodump!

Anima di carta

Commenti

  1. Post interessantissimo, come sempre, da stampare e tenere bene a mente.
    Io uso moltissimo i dialoghi, per veicolare informazioni, anche se c'è un rischio: quando due personaggi si trovano a parlare di qualcosa che non sa, il lettore rischia di sentirsi spiazzato. Occorre mantenere il giusto equilibrio che consenta alla vicenda di essere realistica e al lettore di immedesimarsi senza risultare escluso alla conversazione. Proprio ora mi sto occupando una scena "ostica" sotto questo profilo, perché i due protagonisti maschili si reincontrano dopo molti anni e con un conto in sospeso fra loro... il lettore non sa nulla (né deve sapere!) quindi devo lasciar intuire la loro ostilità, facendo capire che è successo qualcosa, ma senza rivelare troppo.

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    1. Grazie, Chiara. Hai ragione, anche essere troppo criptici nei dialoghi è rischioso. Alludere a qualcosa che il lettore non conosce va bene per incuriosire, ma non bisogna mai esagerare.

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  2. In genere vengo rimproverata di essere laconica o insoddisfacente: il fatto è che mi piace lasciare molto spazio all'immaginazione del lettore e gli fornisco le informazioni ambigue o metaforiche che suggeriscono più che spiegare. Ah ah, sarà per questo che...? Comunque complimenti per la bella e chiara pagina che, ovviamente, condivido.

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    1. Saper scatenare l'immaginazione ed evocare delle sensazioni senza dire troppo sono capacità da non sottovalutare, secondo me. D'altra parte è anche una questione di gusti e di stile, ogni scrittore ha il suo modo di raccontare: chi può dire cosa è meglio? L'importante è, come dicevo, che la lettura sia piacevole! Grazie per i complimenti :)

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  3. Sì, condivido in toto anch'io. Tra l'altro sto proprio scrivendo capitoli pieni di informazioni e quindi l'ho trovato perfetto. Problematiche riscontrate:
    il personaggio esperto parlava in modo troppo tecnico e il lettore cavia non ci ha capito niente.
    Un altro personaggio è molto colto di suo, rimarcava quello che lui non sapeva, ma dava per scontato il quadro generale. Anche qui il lettore cavia si è perso.
    Avendo i lettori cavia cerco di limare in itinere perché preferisco non lasciarmi alle spalle troppi problemi, ma, come fai notare, gestire le informazioni non è affatto semplice!

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    1. Il problema del personaggio esperto è un cruccio anche per me. In effetti bisognerebbe sempre mettersi nei panni di chi non sa nulla quando si spiega qualcosa, ma non è una cosa spontanea.
      I miei "esperti" tra l'altro finiscono poi per assomigliarsi, perché usano tutti lo stesso tono, e a questo devo ancora trovare un rimedio.

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  4. Le informazioni sono davvero un elemento delicato, che non è facile usare bene, e tu hai spiegato benissimo perché. Mentre scrivo la scelta dei dettagli mi piace molto, un po' perché è possibile rimandarla alla revisione senza creare problemi alla storia, un po' perché è entusiasmante vedere come un singolo dettaglio riesca a condensare una situazione e un'atmosfera. In pratica è una magia!

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    1. Sono d'accordo, basta poco per cambiare un'intera atmosfera. Io in linea di massima non mi preoccupo delle informazioni durante la prima stesura, lascio anzi "buchi" qua e là, appuntandomi di approfondire in seguito.

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  5. Non sono d'accordo sulla scena del libro. Nella realtà noi avremmo detto lo stesso. Banale o meno, è una frase che esce spontanea in quei casi.

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    1. Io penso che nella vita reale si dicano a volte cose banali e le conversazioni dei film e telefilm le riproducono senza che l'effetto sia ridicolo. Però quando si tratta di mettere per iscritto un dialogo, la cosa non sempre "suona" bene. Certo, dipende da caso a caso...

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  6. Dosare le informazioni tecniche o storiche è sempre un'arte funambolica, come hai espresso molto bene. Come lettrice trovo molto irritanti quei capitoli in cui si spiega ogni cosa minutamente. Ricordo di aver letto un romanzo in cui si spiegava ad ogni passo l'itinerario dei personaggi per vie e piazze cittadine al punto che sembravano essere in possesso di un navigatore satellitare! (Peccato che la storia fosse ambientata in una città italiana alla fine del 1500... )

    Probabilmente vale più la pennellata ben data, magari evocativa, o il dettaglio davvero indispensabile, ma nascosto, che ingozzare il povero lettore di informazioni come un'oca all'ingrasso.

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    1. Ci sono romanzi davvero esagerati in questo senso e certe volte si tratta anche di descrizioni molto noiose da leggere, oltre che inutili. Ricordo in particolare un romanzo che parlava di una "casa assassina" con descrizioni molto particolareggiate sul come era fatta la casa, il che era anche giusto ai fini della trama. Peccato solo che la rappresentazione non contribuisse affatto a farsene un'idea chiara e il tutto risultava molto pesante da leggere.
      Sono d'accordo con te sulla pennellata ben data!

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    2. Nel romanzo cui accennavo c'erano anche lunghe e noiose descrizioni di mobili - pagine e pagine dico - mi ricordo ancora di un baule intagliato con teste di puttini ai quattro angoli. Andava bene per un catalogo di antiquariato o in qualche asta di Christie's, in ambito narrativo era un incubo. L'autore invece non diceva nulla dei sentimenti e dei pensieri della protagonista, sembrava essere più interessato alla catalogazione.

      Volevo fare una domanda in generale: non ti (vi) è mai capitata la sensazione che, nell'ambito di una descrizione tecnica o storica, l'autore avesse preso di peso interi paragrafi dal web?

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    3. Non mi è mai capitato, per fortuna, ma a voler essere maligni non stento a credere che qualcuno abbia ben pensato di scopiazzare da wikipedia le descrizioni per il suo romanzo...

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    4. Un'altra lettrice aveva persino avuto il sospetto che fossero paragrafi poi tradotti con Google! :-(

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  7. Inserire questo aspetto nella fase dedicata alla revisione e non nella fase da "prima stesura" non è un concetto banale. Tutt'altro. E tu lo hai fatto con intelligenza.

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  8. Grazie, Luca. Per me è abbastanza naturale farlo nella fase della revisione, perché nella prima stesura mi sembrerebbe di rallentare troppo il flusso della scrittura. Le analisi vengono quasi sempre dopo, anche se le due attività a volte si mescolano.

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  9. Teresa ciao.
    Sarà che torno da una settimana di "ferie romane" (montato mobili ikea alle mie universitarie), oppure sarà che il calo di peso è solo diminuzione di materia grigia: mi sento incasinato e confuso. :-/

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  10. Ciao Enzo, è sicuramente Roma che incasina le idee! E i mobili Ikea ancora di più :)
    Cos'è in particolare che ti sembra confuso?

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  11. Niente e tutto. Mi sento come quell'ecursionista domenicale di fronte alla vetta del Monte Bianco. Ma passerà quel senso di scoramento, spero. Comunque grazie

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